Maternità obbligatoria

In Italia sono diverse le leggi pertinenti alle lavoratrici madri. L’ultimo aggiornamento in materia è il D.Lgs n.151 del 2001.

Ora ci preme rispondpregnantere ad alcuni quesiti importanti, che spesso ci vengono posti: a volte infatti vi è tanta confusione sia per quanto riguarda le lavoratrici che per i datori di lavoro.

QUANDO ENTRARE IN MATERNITà OBBLIGATORIA?

La lavoratrice è obbligata ad astenersi da lavoro per un periodo compressivo di 5 mesi da distribuire nel periodo precedente la data presunta del parto (ante partum) e per un periodo successivo il parto (post partum).

Questo punto scaturisce sempre delle perplessità in quanto nell’art. 16 del T.U. vi è il divieto di adibire al lavoro le donne durante i due mesi precedenti la data presunta del parto ma con delle eccezioni.

Quando il divieto è posticipato?

Nell’art. 20 viene chiarito che la lavoratrice può lavorare fino al mese antecedente al parto a patto che un medico specialista del servizio sanitario nazionale ne attesti la possibilità, opzione che non pregiudichi la salute della gestante e del nascituro.

Il mese di cui non si è goduto si andrà ad accumulare ai mesi post-partum.

Quando il divieto è anticipato?

Il divieto è anticipato a 3 mesi dalla data presunta del parto quando le lavoratrici sono esposte a lavori da ritenersi gravosi o pregiudizievoli, inoltre, a giudizio dell’ispettorato del lavoro, in caso di complicanze gestazionali, di impossibilità di cambio mansioni della gestante.

Tralasciando il caso di complicanze in gravidanza, che solo un medico specialista potrà accertare e certificare, Come faccio a capire se il lavoro è pregiudizievole alla salute della donna o del bambino?

In questo caso la legge viene in aiuto e dà delle indicazioni.

Ad esempio, è vietato adibire le lavoratrici in gravidanza al trasporto e al sollevamento di pesi, nonché a lavori pericolosi, faticosi ed insalubri.

Oppure è vietato adibire le donne al lavoro notturno (dalle ore 24 alle ore 6) dal momento dell’accertamento dello stato di gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino. Quando la lavoratrice non può essere spostata ad altre mansioni, la Direzione Provinciale del Lavoro può disporre l’interdizione anticipata dal lavoro.

Alcune lavorazioni sono vietate anche dopo la nascita fino a 7 mesi di vita del bambino.

Il documento che indica tutti questi rischi è sicuramente il DVR (Documento di Valutazione Rischi) che il Responsabile Sicurezza Prevenzione e Protezione deve redigere. Ogni azienda piccola o grande deve averlo. Quindi questo rappresenta un vero e proprio punto di riferimento, sia per il datore di lavoro che per il dipendente.

Come riconoscere il marchio CE

Negli ultimi anni si è assistito sempre più all’aumento di infortuni domestici. Basti pensare che tra tutte le persone che in un anno vanno al Pronto Soccorso, il 40% ha avuto incidenti in casa.

Le cause sono molteplici ma probabilmente vanno ricercate nei nuovi stili di vita stressanti che inducono a comportamenti a rischio per la fretta, la distrazione o il cattivo utilizzo degli oggetti di uso comune.

Sono svariati i rischi presenti in casa come ad esempio l’ingestione di corpi estranei da parte dei bambini: è frequente infatti l’ingestione di piccole parti anche di giocattoli che possono provocare soffocamento. Per queste ragioni è necessario che i giocattoli debbano essere adeguati all’età del bambino e devono avere impresso il marchio CE che ne garantisce il rispetto delle Norme europee di sicurezza vigenti (D.Lgs. 11 aprile 2011, n. 54).

E’ importante acquistare dei giocattoli con marchio CE, che garantisce gli standard di qualità riconosciuti dalla Comunità Europea.

Negli ultimi tempi le aziende cinesi hanno copiato questo marchio creandone un altro a danno dei consumatori: il China Export. Questa operazione ovviamente è illegale, dato che si tratta di un’operazione ingannevole per esportare i prodotti bypassando i rigidi controlli europei.

E’ molto difficile distinguere i due marchi ma non impossibile: ci sono infatti dei particolari ben precisi a cui fare attenzione.

marchio CE

Innanzitutto il marchio CE come Comunità Europea ha più spazio tra le lettere, distanza che è quasi pari alla C rovesciata orizzontalmente. La C e la E devono essere ricavate da due cerchi che si compenetrano e la dimensione minima in altezza deve essere di 5 mm.

Il marchio CE come China Export, ha invece uno spazio tra le due lettere quasi nullo.

Il decreto Legislativo del 6 novembre 2007 n.194 prevede che “Chiunque appone marchi che possono confondersi con la marcatura CE ovvero ne limitano la visibilità e la leggibilità è assoggettato alla sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 1.000,00 ad euro 6.000,00″.

Inoltre, oltre alle sanzioni civili ed eventualmente penali per i produttori, sul piano contrattuale e commerciale il rapporto di compra-vendita è nullo ai sensi dell’art. 1418 del codice civile.
Quindi si può non procedere al pagamento, si può rendere la merce, si possono richiedere danni eventualmente subiti, anche a distanza di 5 anni!

Sogno negato

lavoratori atipici3

Del lavoro atipico fanno parte tutte le forme di impiego che non presentano le caratteristiche della stabilità del rapporto di lavoro e/o dell’orario pieno, ovvero tutte le forme differenti dal contratto full time a tempo indeterminato definito dall’ ordinamento italiano “tipico”.

La riforma del 2003 del mercato del lavoro (cosiddetta “Legge Biagi”) ha contribuito al delinearsi di nuove forme di impiego, modificando la disciplina delle collaborazioni coordinate e continuative e istituendo il cosiddetto lavoro a progetto. E’ già a partire da molto prima però, all’incirca dagli anni novanta, che queste modalità di impiego intermedie tra il lavoro subordinato e lavoro autonomo si sono sempre più affermate tanto che oggigiorno costituiscono quasi i due terzi dei nuovi posti di lavoro.

La domanda da porsi ora è la seguente: CHI è un LAVORATORE ATIPICO?

Recenti studi individuano questa figura nelle persone con meno di trent’anni e un’istruzione medio-alta, senza figli e con contratto a tempo determinato. In percentuale più bassa, quarantenni e cinquantenni.

La caratteristica principale del lavoro atipico è la PRECARIETà e tutte le conseguenze che ciò ne comporta: metter su famiglia, comprare casa, inserimento nel tessuto sociale ed economico, sviluppo professionale, …

In Italia il fenomeno è localizzato soprattutto al centro-sud anche se è esteso in tutta la nazione.

Quali SETTORI vengono maggiormente colpiti?

Il terziario privato dei servizi alle imprese e alle industrie, in minor percentuale nella pubblica amministrazione, nel terziario dei servizi alla persona e, infine, nell’agricoltura.

Quali tipologie CONTRATTUALI si POSSONO RITROVARE?

Sono soprattutto:

-lavoro a progetto

-collaborazioni coordinate e continuative

-lavoro accessorio

-lavoro a distanza

-volontariato

Ho voluto intitolare questo articolo “Sogno negato” perché mostra come tantissimi giovani raggiunta l’età della maturità si ritrovano rigettati dal mondo del lavoro.

Un lavoratore atipico è TUTELATO dalla LEGGE in campo di SICUREZZA?

Il D.Lgs. 81/2008 ha esteso la tutela contro i rischi presenti sui luoghi di lavoro anche a queste nuove figure atipiche. L’intenzione del legislatore è equiparare queste nuove forme lavorative a quelle tradizionali in piena assonanza con i principi della Costituzione italiana che pone al centro degli interessi del datore di lavoro principalmente la salute e la sicurezza dei lavoratori, SENZA FARE DISTINZIONI TRA I DIVERSI TRATTAMENTI ECONOMICI O CONTRATTUALI.

Tutto ciò viene e deve essere presente nelle clausole contrattuali del lavoratore atipico, che dovrà essere sottoposto agli accertamenti sanitari preventivi e successivi all’assunzione con cadenza regolare.

Un’altra norma che tutela il lavoratore atipico è quella contenuta nell’ ART.22 del TESTO UNICO del 2008, il datore di lavoro deve ugualmente informarla della presenza dei rischi presenti. Per fare ciò il datore di lavoro deve rispettare alcune indicazioni:

  • se il totale dell’organico e inferiore alle 10 unità, escluso il lavoratore in somministrazione, sarà sufficiente attestare che è stata compiuta la valutazione dei rischi, tramite autocertificazione;
  • se il numero dei lavoratori è superiore a 10, escluso il lavoratore in somministrazione, il datore di lavoro deve elaborare un documento che contenga l’individuazione delle misure preventive, di protezione e dei DPI (dispositivi di protezione individuale) ritenuti necessari dopo aver effettuato la valutazione dei rischi e dopo aver preso in considerazione gli interventi da svolgere per rendere migliori i livelli di sicurezza.

Questa norma è di fondamentale importanza perché impone al datore di lavoro di garantire sempre e comunque l’INFORMAZIONE sui RISCHI per la SICUREZZA e SALUTE connessi al lavoro svolto, inoltre l’obbligo di svolgere sia la FORMAZIONE che l’ADDESTRAMENTO all’uso delle attrezzature di lavoro.

In conclusione si può affermare che nonostante la diversa tipologia contrattuale, vi è una volontà da parte del legislatore di confermare la parità di trattamento tra i vari soggetti in virtù di una buona protezione ai rischi che possono verificarsi in ambito lavorativo.

Quali altri diritti ha il LAVORATORE ATIPICO?

E’ previsto un sistema di tutela minimo come caso di gravidanza, malattia o infortunio e l’applicazione delle norme in materia di tutela della salute e della sicurezza e di prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali.

Da notare invece che il lavoro occasionale accessorio non dà diritto alle prestazioni a sostegno del reddito INPS (disoccupazione, maternità, malattia, assegni familiari, ecc…) ma è riconosciuto ai fini dell’anzianità contributiva e del diritto della pensione.

Sicuramente il mercato è cambiato ed è necessario adeguarsi a queste nuove forme di lavoro, ma l’importante è che non vengano lesi i diritti dei lavoratori.

Organizzare un piano di evacuazione

OBIETTIVI DEL PIANO

Un corretto piano di emergenza ha come obiettivo principale la protezione del personale dell’azienda, del personale pubblico ed il contenimento degli effetti al fine di riportare rapidamente la situazione alla normalità.

CONTENUTI DEL PIANO

Affinché tali obbiettivi vengano raggiunti è necessario predisporre in precedenza  delle azioni con lo scopo di agire in modo organizzato al manifestarsi 1 pedell’emergenza.

Nel particolare i lavoratori dovranno comportarsi in modo ordinato seguendo un piano studiato e predefinito pianificando sull’ elaborato planimetrico dell’azienda gli spostamenti da effettuare per raggiungere rapidamente le uscite d’emergenza e mettersi in sicurezza .

Tali procedure dovranno quindi essere sempre efficaci e mantenute attive nel tempo, per fare ciò vengono effettuati regolarmente delle prove pratiche di evacuazione in cui il personale agisce in modo adeguato ad un emergenza simulata.

Dovranno inoltre essere rese note le modalità operative per l’intervento dei Vigili del Fuco o dell’ambulanza e le informazioni vitali da fornire al loro arrivo.

Particolari attenzioni devono essere prese nei confronti delle persone disabili che richiedono particolare assistenza in caso di pericolo in quanto degli impedimenti motori potrebbero essergli fatali

CRITERI ADOTTATI

Esistono particolari criteri che permettono di definire le modalità del piano di emergenza e di conseguenza le operazioni da effettuare in caso di necessità, per far ciò vengono analizzate le caratteristiche dei luoghi con particolare attenzione alle vie di fuga.

In caso d’incendio non sempre sono individuabili le prime fiamme appena si manifestano, ma solo quando la situazione è già aggravata, per far fronte a questo problema solitamente vengono posti dei rilevatori di allarme incendio in modo da agire in anticipo.

Un altro fattore da tenere in considerazione è il numero di persone presenti nell’edificio e la loro ubicazione in modo da dare indicazioni a ciascuno sull’ uscita d’emergenza più vicina dal momento che alcuni lavoratori potrebbero essere particolarmente esposti a rischi a seconda dell’area di lavoro, della mansione e delle sostanza o macchinari che utilizzano.

Il numero di addetti all’ attuazione ed al controllo del piano, nonché all’ assistenza per l’evacuazione (gestione emergenze, evacuazione, lotta antincendio, primo soccorso) è un ultimo criterio assieme alla valutazione e il grado di formazione fornito al personale.

Al fine di organizzare un piano di emergenza ideale sono necessarie istruzioni scritte che includano:

emergenza

a) i doveri del personale di servizio incaricato di svolgere specifiche mansioni

b)  i doveri del personale cui sono affidate particolari responsabilità in caso di incendio;

c)  i provvedimenti necessari per assicurare che tutto  il personale sia informato sulle procedure da attuare;

d)  le specifiche misure da porre in atto nei confronti dei lavoratori esposti a rischi particolari;
e)  le specifiche misure per le aree ad elevato rischio di incendio;

f)   le procedure per la chiamata dei Vigili del Fuoco o dell’ambulanza, per informarli dell’accaduto al loro arrivo e per fornire la necessaria assistenza durante l’intervento

Sempre nella parte scritta di un piano di emergenza è importante che venga riportata la planimetria dell’edificio con una chiara individuazione delle varie aree e vie di esodo, l’ubicazione degli impianti di estinzione, delle cabine elettriche, i gruppi di continuità, depositi di materiale pericoloso etc.

AGGIORNAMENTO DEL PIANOplani

Per mantenere attivo un piano di emergenza è necessario che venga testato costantemente, aggiornato e mantenuto attivo.

In particolare devono essere aggiornate le  variazioni
avvenute negli edifici e impianti,  le modifiche nell’ attività svolta,  le variazioni nella realtà organizzativa, l’esperienza acquisita, le mutate esigenze della sicurezza e dello sviluppo, della tecnica e dei servizi disponibili.

Fibre di vetro

  1. GENERALE

Le fibre di vetro sono filati dello spessore inferiore al decimo di millimetro, con queste grandezze il vetro perde lfiubre carbonioa fragilità ed acquista grande resistenza e buona malleabilità. Esse sono utilizzate per la produzione di materiali compositi ovvero materiali strutturali avanzati in cui diversi componenti sono integrati tra loro per produrre un materiale di caratteristiche superiori da un punto di vista fisico, meccanico, chimico, estetico, ecc.

 

  1. I METODI DI PRODUZIONE

I metodi di produzione delle fibre di vetro sono:lavorazione carbonio

  • a marmo fuso, in disuso, consisteva nel far passare attraverso ugelli di trafilatura il fuso;
  • trafilatura di bacchette, in disuso, consisteva nel tirare bacchette di vetro per formare le fibre;
  • a fusione diretta, il fuso, leggermente raffreddato ma ancora plastico, viene fatto passare attraverso trafile di Pt-Ir, le fibre vengono rivestite di polimeri per evitare che si fondano tra loro e sistemate in fasci.

Dopo la filatura la fibra viene apprettata per migliorare l’adesione con la matrice da rinforzare.

LA PRODUZIONE

Il filamento di base viene estruso dalla massa in fusione e meccanicamente stirato ad alta velocità. I fori della testa di estrusione sono di 1 – 2mm secondo il tipo di filamento prodotto.

Il vetro fluido si raffredda e nel passaggio viene stirato e quindi diminuisce il suo diametro.

Prima di avvolgere i fili su una rocca girevole i filamenti vengono raccolti e passano sopra un cuscino che li impregna con un appretto. Ciò li rende più lisci e tiene insieme i singoli filamenti per migliorare la lavorazione tessile.

Alcuni appretti vengono tolti dalla fibra dopo la sua lavorazione e al prodotto viene dato un cosiddetto “finish” che migliora alcune caratteristiche come la bagnabilità con la resina, la morbidezza del tessuto o le caratteristiche dielettriche.

  1. CAMPO DI APPLICAZIONE

Le fibre di vetro sono utilizzate per la produzione di materiali compositi ovvero materiali strutturali avanzati in cui diversi componenti sono integrati tra loro per produrre un materiale di caratteristiche superiori da un punto di vista fisico, meccanico, chimico, estetico, ecc.

Si distinguono vari tipi di fibre a seconda delle loro caratteristiche, che ne condizionano l’impiego.

Le fibre di vetro sono largamente utilizzate nella produzione di compositi strutturali in campo aerospaziale, nautico, automobilistico, associati a matrici diverse, ad esempio poliammidiche o epossidiche, ma comunque resine sintetiche.

I compositi a fibre ottiche risultano economici, tecnologicamente semplici da produrre e hanno ottime caratteristiche meccaniche a basse temperature d’esercizio.

Nel campo dell’ingegneria civile le fibre di vetro sono impiegate nella realizzazione di manufatti in fibrocemento 

  1. TIPOLOGIE DI FIBRA DI VETRO

 Per la loro resistenza in trazione ed allo strappo, l’alto modulo e stabilità dimensionale, le fibre di vetro sono utilizzate già da molti anni per la produzione di tessuti e materiali di rinforzo per compositi. Esse sono ottenute per filatura a caldo di vetri di composizione opportuna (generalmente degli allumino-boro silicati) in funzione del tipo di applicazione e dell’ambiente in cui dovrà operare.

Tra materiali compositi in fibra di vetro è ancora predominante il vetro E, i tipi speciali R e S hanno una resistenza a trazione molto più elevata e un modulo d’elasticità leggermente superiore. Vetro E è un vetro senza aggiunta di alcalini.

La composizione tipica dei vetri è :

  Vetro E Vetro R Vetro S
SiO2 54.4 % 60.0 % 64.0 %
Al2O3 14.5 % 25.0 % 26.9 %
B2O 3 7.5 % - -
CaO 17.0 % 9.0 % -
MgO 4.5 % 6.0 % 10.0 %

 

Come precedentemente accennato i tipi di vetro comunemente usati per fibre sono il tipo E ed il tipo S, con densità di circa 2,6 g/cm3, con moduli elastici di circa 80 e 90 GPa e resistenze a rottura di 3,5 e 4,5 GPa, rispettivamente.

Per ottenere dei compositi di buone caratteristiche sotto sforzo, l’allungamento a rottura della fibra (3 e 6% per molti compositi) deve essere minore e la rigidezza maggiore di quella della matrice. Il trasferimento degli sforzi dalla matrice alla fibra viene migliorato con l’ausilio di rivestimenti chimici.

Questi agenti di accoppiamento possono migliorare di molto le caratteristiche meccaniche del risultante composito.

I materiali utilizzati per produrre filamenti particolarmente resistenti alla trazione ed al cedimento plastico sono sia polimerici che inorganici.

Fra i materiali tradizionali più comunemente impiegati vi sono le poliammidi, le poliestere, le fibre meta aramidiche e le fibre di vetro, mentre tra i materiali ad alte prestazioni recentemente sviluppati vi sono le fibre para aramidiche, le fibre di carbonio, le fibre ad alto modulo di polietilene e di poli-eter-eter-chetone (PEEK). Questi materiali si differenziano per le loro diverse caratteristiche elastiche e per le caratteristiche di resistenza ambientale ed al cedimento plastico.

  1. I RISCHI

I principali rischi derivanti dall’esposizione alle fibre di vetro sono dovuti per la fibre ottichemaggior parte dall’ inalabilità (ossia la differenza di concentrazione di fibre dell’aria inalata rispetto all’aria ambiente) e respirabilità (ossia il rapporto fra la concentrazione di fibre che penetrano negli alveoli polmonari rispetto all’aria ambiente); la respirabilità aumenta con la riduzione della grandezza delle fibre. Da questi rischi si manifesta la deposizione del materiale nelle vie respiratorie.

In Italia si riconosce al livello normativo la classificazione data dalla Dir. 97/69/CE, essa considera le fibre di vetro come “possibile cancerogeno per l’uomo”.